Liceo Visconti di Roma – triste epilogo di politiche sulla scuola sbagliate e determinate negli ultimi 20 anni

Liceo Visconti di Roma - triste epilogo di politiche sulla scuola sbagliate e determinate negli ultimi 20 anniLa vicenda sollevata dal quotidiano la Repubblica sul testo pubblicato dal liceo Ennio Quirino Visconti di Roma sul sito del ministero dell’Istruzione “Scuola in chiaro” non è che il naturale epilogo delle scelte politiche di questi ultimi anni sul sistema scolastico e formativo italiano.

Per comprendere cosa è diventata la Scuola oggi non serve fare alcun monitoraggio sui rapporti di autovalutazione come richiesto dal Ministro Fedeli all’Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Anzi, basterebbe proprio rivedere quanto la “valutazione d’istituto” rappresenti un’aberrazione nei confronti di qualsiasi pratica educativa.

Ogni singola scuola italiana, dal nord al sud, è sottoposta all’imperativo categorico di risultare più appetibile di un’altra scuola del territorio, per accaparrarsi più iscritti, secondo un modello caro alla visione competitiva della società. Si tratta, evidentemente, del prevalere di istanze economiche – e di una certa dottrina neoliberista, utilitarista – alle ragioni sociali dell’educazione.

E’ ampiamente noto che la concorrenza tra scuole determina solamente l’ampliamento delle diseguaglianze tra scuole socialmente favorite e scuole socialmente svantaggiate, aumentando i livelli di segregazione sociale già esistenti.

Il liceo Visconti ha tra le sue colpe, quella di essersi completamente e acriticamente appiattita sulle posizioni e sulle scelte politiche di questi ultimi venti anni. Senza un’opposizione politica e culturale a questo modello, la “valutazione Invalsi” finisce di diventare un processo “autoreferenziale” che, indipendentemente da ogni correlazione con la realtà, diventa solo uno spot per la singola scuola. 

Se poi lo “spot” per la scuola s’inserisce in un contesto culturale nazionale, escludente e non più inclusivo, dove persino l’istituzione Scuola considera un vantaggio l’assenza di stranieri o di studenti provenienti da zone svantaggiate o di studenti con disabilità, vuol dire che abbiamo oltrepassato il limite di guardia.

Allo stesso modello Invalsi appartiene la logica contenuta nei recenti decreti attuativi della Buona Scuola e tra tutte, quella che avrebbe dovuto rappresentare un miglioramento del sistema inclusivo già ampiamente garantito dalla legge 104/92.

Osservatorio Diritti Scuola, che ha contribuito sin dalla sua nascita alla forte contestazione alla trasformazione in legge del decreto attuativo sull’inclusione 378 in legge 66/2017, ha svolto questa funzione critica e qui ancora rivendica la necessità di rivedere la logica escludente contenuta nel nuovo disposto legislativo.

Gli italiani fanno bene a scandalizzarsi sulle pratiche propagandistiche delle singole istituzioni scolastiche come quella del Liceo Visconti, ma dovrebbero fare più attenzione sulle cause politiche che determinano questi nuovi preoccupanti scenari sociali.

Si ricordi, ad esempio, che proprio lo Stato negli ultimi dieci anni ha preferito fare cassa sugli studenti con disabilità, garantendo su 160.000 posti di sostegno in tutta Italia, solo due terzi di posti in organico di diritto. Più di 55.000 posti di sostegno sono ancora oggi coperti solo annualmente con provvedimenti tampone autorizzati dagli Uffici Scolastici Regionali, che in nessun modo assicurano la continuità didattica degli studenti, in nome di un risparmio finanziario incompatibile con la Costituzione, cosi come affermato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 80 del 2010. Nei prossimi giorni sara

In nome di questo supposto risparmio finanziario lo stesso Stato non solo ha gravemente danneggiato la scuola italiana, ma ha anche determinato un danno erariale di un miliardo di euro per le costanti pronunce di condanna a cui è stato sottoposto il MIUR, in conseguenza dalle continue richieste risarcitorie delle famiglie italiane.

La 66/2017 non fa che acuire le difficoltà delle famiglie italiane, escludendole dal processo di determinazione del progetto di vita e di quello formativo. E rende ancor più complessa e costosa la soluzione giudiziale, indebolendo la legge 104/92, una delle leggi più importanti per i diritti dei soggetti con disabilità.

la vicenda del Liceo Visconti è la punta dell’iceberg contro cui la società italiana sta per scontrarsi. E’ ora di cambiare rotta.

Leonardo Alagna – direttore di Osservatorio Diritti Scuola